Per una città fortificata come Micene, quello dell’approvvigionamento idrico era un problema fondamentale, sia per far fronte alle torridi stagioni estive che per resistere agli attacchi di popolazioni ostili. Le abili maestranze che ampliarono la città nel XIII sec. a. C. si rivelarono davvero geniali: esse riuscirono a inserire la preziosa riserva idrica tra le mura difensive collegandola, attraverso un condotto sotterraneo, alla “sorgente Perseia” che ancora oggi sgorga a circa 350 metri più a monte della città. Suggestivo è il suo ingresso:
“… il passaggio scavato nella roccia per andare a trovare l’acqua, la Perseia, in fondo al colle ingaggia addirittura una discesa agli Inferi. Quegli scalini neppur consunti, se si pensano i secoli trascorsi, tagliati nel vivo […] Con la candelina si scendeva e sembrava d’essere già al centro della terra. La porta dei Leoni, Agamennone, Oreste, le Furie; e quella discesa che rinnova tutto, fa sentire tutto, immerge nudi nella legenda; un battesimo. …”
Così descrive la cisterna Cesare Brandi nel suo “Viaggio nella Grecia antica”, p. 74. A causa del buio e dei gradini sdrucciolevoli, dovetti rinunciare alla mia discesa, rinviandola all’anno successivo quando raggiunsi, munito di torcia elettrica, l’antico bacino che ancora presentava tracce d’acqua, proveniente da fuori le mura.
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