Litografia (“lithos” pietra e “graphé” scrittura)
Nasce nel 1797 in Germania per opera di Aloys Johann Nepomuk Franz Senefelder (Praga, 1771 – Monaco di Baviera, 1834). Assieme alla Calcografia e la Xilografia entra a far parte di un processo di riproduzione grafica conosciuto col nome di “stampa artistica”. La sua invenzione segna anche la genesi della moderna tecnologia conosciuta come “Offset”.
Tutto ebbe inizio nel 1791 quando Alois Senefelder, alla morte del padre, fu costretto ad abbandonare gli studi per attendere al mantenimento di sua madre e degli otto fratelli. I debiti contratti per il loro sostentamento lo ridussero in miseria, penalizzandolo come attore, musicista e scrittore di commedie. Ormai indigente e senza nessuna possibilità di acquistare fogli pentagrammati per comporre musica, osservando alcune pietre utilizzate dalle lavandaie della sua zona, intuì che queste potevano diventare ottime matrici per stampare carta da musica, utile per le sue composizioni. Le pietre, utilizzate per lavare e sciorinare la biancheria, reagivano in maniera insolita al contatto col sapone o sostanze grasse per lo loro esclusiva composizione fatta di carbonato di calcio al 98%. Una volta studiato il fenomeno e modificata la composizione chimica di queste pietre, inventò quella che sarà chiamata la “stampa chimica su pietra“, o “litografia“.
Dall’inizio del Rinascimento e fino al XVIII secolo, i metodi di stampa conosciuti si avvalevano di matrici a rilievo: “xilografia” e “tipografia” oppure ad incavo come la “calcografia“. Il principio era quello di trasferire su carta o pergamena, mediante un’azione di natura meccanica, un carattere alfabetico o un disegno. Nel caso della litografia, grazie alla proprietà idrorepellente della pietra utilizzata, il principio da meccanico diventa chimico.
Questo tipo di pietra litografica è conosciuta anche come “pietra di Senefelder”, in omaggio al luogo geografico dove avveniva la sua estrazione (oggi le cave sono tutte chiuse).
La creazione di una matrice litografica è piuttosto semplice anche se bisogna sapere che una pietra di buona qualità, oltre a possedere un colore impercettibilmente giallino, grigio perla oppure leggermente bluastro, deve essere composta da una pasta in carbonato di calcio fine e omogenea. Le pietre grigie sono le più indicate per disegni eseguiti con matite grasse; quelle dal colore paglierino e qualche venatura vengono riservate a disegni da eseguirsi a penna; le blu (le più dure), essendo meno porose, sono ottime per lavori accurati e dettagliati.
Gli strumenti dell’artista non sono del tipo da “incisione” poiché devono soltanto tracciare e lasciare un segno grafico sulla superficie della pietra. Gli attrezzi più utilizzati sono: gessetto litografico, matita litografica e inchiostro litografico da stendere con pennini, pennelli, tamponi, aerografo ecc. Il supporto litico, dovendo garantire una giusta resistenza alla pressatura del torchio, si presenterà squadrato a forma di parallelepipedo, con gli angoli perfettamente a 90 gradi, due grandi facce perfettamente parallele fra loro e uno spessore variabile tra i 6 e i 12 centimetri; al di sotto di quest’ultima unità di misura c’è il rischio che la pietra si rompa vanificando il lavoro dell’artista. Per trattenere il segno lasciato dalle matite grasse o saponate, la superficie deve essere opportunamente levigata e granita. Una volta terminato il lavoro grafico si procede alla fase successiva, l'”acidazione“. Essa interesserà soltanto la superficie disegnata. E’ a questo punto che la pietra trattata con acido nitrico misto a gomma arabica (idrosolubile), sarà chimicamente trasformata in nitrato di calcio e privata delle sue proprietà idrorepellenti. La matrice, lavata e ripulita dell’acido, protetta da un leggero velo d’acqua, resterà immune all’inchiostro tranne che nelle parti interessate dal disegno. Sulla pietra così predisposta si adagerà il foglio di carta che, sotto pressione del torchio a stella, potrà ricevere l’inchiostro depositato sui tratti lasciati dalle matite grasse.
Dopo la sua invenzione, la litografia riscosse un notevole successo e benché fosse nata in Germania, saranno artisti francesi come Toulose Lautrec e Bonnard che ne garantiranno la massima diffusione. Nel 1806 a Parigi si contano già 5 litografie e sin dai primi anni dell’Ottocento, artisti come Francisco Goya, Eugène Delacroix, Honoré Daumier si cimenteranno con il nuovo mezzo tecnico che appassionerà Edvard Munch, Paul Klee e Pablo Picasso. In Italia bisognerà attendere l’inizio del secolo scorso per vedere l’apertura di alcune litografie nella città di Torino.
Enzo Paudice