Accreditato dal Cardinale Carlo Tommaso Maillard de Tournon, il 6 febbraio del 1711 Matteo Ripa giunge a Beijing (odierna Pechino), varca la soglia della città proibita ed è ricevuto dall’Imperatore Kangxi quale valente pittore inviato da Papa Clemente XI. Interrogato personalmente dall’imperatore, il sacerdote di “Propaganda Fide” manifesta di conoscere la meccanica (metterà in funzione tutti gli orologi di corte) e la tecnica dell’acquaforte. Dopo qualche mese di pratica sulla maniera del dipingere alla cinese, è chiamato dall’imperatore per riprodurre, con la tecnica dell’acquaforte, quaranta vedute dell’imperiale residenza estiva di Jehol. Coadiuvato da alcuni disegnatori cinesi (tra questi il M° Shen Yu), il 25 Ottobre del 1713 consegna a Kangxi, ben rilegate e raccolte in un unico volume, trentasei vedute della residenza estiva, corredate da poesie scritte a mano dal calligrafo imperiale Wang Zengqi. Il lavoro, portato a termine nell’autunno del 1713, soddisfa Kangxi che gli affida la realizzazione, a bulino, di una carta geografica della quale possedeva una copia a penna realizzata da cartografi gesuiti. La grande mappa (m. 3,17 x m. 2,95), incisa su 44 lastre di rame della misura di cm 70 x 40, cadauna e in scala 1:1.400.000 lo impegnerà per alcuni anni. Di questo enorme lavoro, le cui località sono segnalate in duplice lingua (cinese e mancese) se ne conservano ancora alcune copie a Vienna, Londra, San Pietroburgo, Bologna, Biblioteca della Società Geografica Italiana di Roma e Università l’Orientale di Napoli. L’ostracismo nei suoi confronti, praticato dai gesuiti di corte, gli fa maturare il desiderio di lasciare la Cina. Nel 1724, autorizzato dal nuovo imperatore Yongzheng, assieme a quattro studenti cinesi e il loro insegnante di lingua, s’imbarca verso l’Europa. Nel settembre del 1724 giunge a Londra dove è ospite di Re Giorgio I. Durante la sua permanenza nel Regno Unito (18 giorni) descriverà al Sovrano e all’intera corte inglese le magnificenze della Cina sottolineando l’immenso rispetto di quel popolo verso la natura e le cose del creato. Dona una copia della sua carta geografica al sovrano e un libro delle 36 vedute di Jehol a Lord Burlington, appassionato del Palladio e sostenitore di una nuova concezione di giardino all’inglese ispirata a quelli classici romani e Palladiani, definitivamente svincolata dalle leziose ed improbabili sovrastrutture geometriche in voga nell’Europa del XVIII secolo. Il 5 Ottobre lascia Londra e il 20 di Novembre del 1724 sbarca a Napoli vestito alla cinese.
Un illustre estimatore di padre Matteo Ripa, oltre l’inglese Lord Burlington, fu Charles-Edouard Jeanneret, meglio conosciuto come Le Corbusier (1887-1965).
Nei primi decenni del 1900, Le Corbusier, architetto, pittore e scrittore si guadagna da vivere lavorando, studiando, e scrivendo libri. Come gran parte dei suoi coetanei respinge l’accademismo esistente e fin dal 1908 inizia a visitare le grandi città europee: Parigi, Berlino e Vienna, spingendosi, nel 1911, fino a Istanbul . Oltre ciò cerca di approfondire la conoscenza delle arti decorative di varie nazioni, comprese quelle non europee, leggendo e studiando la “Grammar of Ornament”, uno dei principali testi in circolazione, scritto da Owen Jones. Nel 1915, frequentando la Bibliothèque Nationale di Parigi per approfondire alcuni aspetti dell’architettura orientale da inserire nella sua opera “La Construction des Villes”, s’imbatte accidentalmente in uno degli album realizzato in Cina da Matteo Ripa. Jeanneret rimane colpito dalla linearità geometrica espressa dell’architettura cinese nelle 36 vedute di Jehol e, affascinato, esegue a penna alcuni rapidi disegni utili alla sua pubblicazione.
Uno di questi studi, estrapolato da “La construction des Villes” è inserito in ” Une Maison – Un Palais“, un libro scritto e pubblicato nel 1928 in polemica con l’esclusione dal concorso per la sede della Lega delle Nazioni, a cui aveva partecipato nel 1927.
Tale disegno, ripreso dall’incisione n. 27: 遠近 泉 聲, Yuan Jin Quan Sheng “Da lontano e da vicino, rumor di fonte”, è pubblicato in un’unica pagina, insieme al Colosseo e alla planimetria di un grande tempio indiano.
L’annotazione del disegno cinese recita: “Les Residences d’été aux environs de Pékin” (Le residenze estive nei pressi di Pechino). L’avvicinamento del paesaggio orientale agli altri due elaborati grafici non è casuale, giacché si coniuga perfettamente con le tematiche trattate dal libro e le tre opere, se pur diverse nella loro tipologia architettonica, sintetizzano armonicamente praticità ed efficienza.
Nel 1925 a Vevey, in Svizzera, Le Corbusier porta a termine una sobria casetta per i suoi genitori, collocata vicino al lago di Ginevra e circondata da montagne lontane.
Questa piccola residenza, inserita in un ambiente naturale visibile attraverso una lunga vetrata di 11 metri, svela il suo ideale di casa e sembra richiamare, con la sua essenziale conformazione geometrica, quella del disegno cinese di Matteo Ripa.